
“Le scelte sul Recovery vanno condivise con i sindaci: il ministro Amendola è stato pronto e sensibile. Anche il mio Pd deve chiedere più coraggio sul Mes e sul turismo con il fine di salvare il Paese”
Sindaco Nardella, lei conosce bene Matteo Renzi: sta tentando un gioco di potere o pone questioni reali? «Guardi – risponde Dario Nardella, Pd, primo cittadino di Firenze – credo che porre temi di merito in un confronto politico tra le forze di maggioranza non sia un atto di lesa maestà. H punto è capire quale sia il fine di tutto questo: se l’obiettivo della verifica di governo è potenziare l’azione dell’esecutivo, ben venga. Ci sono molti temi su cui è utile rafforzare l’azione di governo, dal Mes alle modalità di impiego dei fondi del Recovery fund, dalla distribuzione dei vaccini alla riapertura delle scuole, al piano di rilancio economico. Insomma se questo confronto politico porterà risultati sui problemi del paese reale e si chiuderà in tempi rapidi, bene, altrimenti si rischia un ulteriore scollamento tra il paese e i palazzi romani».
Il Quirinale ha dettato la priorità: il Recovery Fund deve arrivare al più presto in Parlamento. «Sottoscrivo al 100% le preoccupazioni del Capo dello Stato: non possiamo perdere tempo prezioso, per questo i partiti di maggioranza devono assolutamente chiudere in tempi rapidi questa vertenza. L’obiettivo non può essere solo farlo arrivare in Parlamento, ma anche di farlo condividere con chi, come i sindaci, lavora a contatto con i cittadini, conosce le esigenze dei territori e non può essere tagliato fuori dalla decisione di quali e quanti progetti finanziare con i fondi europei su temi cruciali come l’ambiente, le infrastrutture, l’inclusione sociale. Ho trovato il ministro Enzo Amendola pronto e sensibile e qualche passo avanti lo abbiamo già fatto. Ora dobbiamo chiudere».
Il Pd sta tentando in ogni modo di “salvare” il premier? «Non penso che il Pd voglia fare l’avvocato difensore di Conte, che già a sua volta si è definito “avvocato del popolo”, piuttosto si pone come il vero assedi equilibrio tra le forze in campo che sostengono il governo. Essere responsabili e garanti della stabilità politica perb non significa accettare passivamente tutto. Il Pd deve chiedere al governo più coraggio sul Mes, più risolutezza sull’adozione di procedure semplificate per attuare il Recovery fund e sul coinvolgimento degli enti locali, un piano strategico di rilancio economico a partire dal turismo, l’industria più colpita da questo virus. L’obiettivo del mio partito non deve essere “salvare” il premier o arginare gli attacchi al governo, ma essere protagonista del salvataggio del paese in una delle emergenze più gravi della storia».
In queste ore circolano molte ipotesi: dalle dimissioni delle ministre di Iv all’aumento dei dicasteri… «Non mi piace commentare ipotesi, soprattutto quelle che prefigurano scenari basati su indiscrezioni. Intanto andiamo avanti con l’approvazione del Recovery e poi vediamo che succede. Credo che l’unica crisi che preoccupa gli italiani sia quella economica e sociale del Paese legata al Covid, più che quella politica legata ai partiti, soprattutto se questa dovesse finire con una moltiplicazione di posti. Cosa che immagino nessuno voglia fare nella maggioranza, Iv inclusa».
I leader dei partiti di maggioranza dovrebbero entrare nel nuovo governo? «In genere l’ingresso dei leader politici nel governo in prima persona è garanzia di maggiore stabilità politica ed è segno di un’assunzione di responsabilità rafforzata da parte dei partiti della coalizione. Ma insisto: oltre che di persone e nomi, si parli anche di temi concreti».
Se Conte dovesse cedere a Renzi, garantendosi la sopravvivenza politica, ne uscirebbe indebolito? «Conte sarà più o meno forte se saprà risolvere le questioni cruciali della nazione con risposte convincenti. È quello che conta. Il resto appartiene più alla tattica che, francamente, mi appassiona poco e non credo di essere l’unico».